FCA e PSA inviano una lettera ai dipendenti in cui annunciano di avere l’obiettivo di raggiungere un accordo entro le prossime settimane, forse entro Natale. Intanto, 2 giorni fa, il Premier Conte ha partecipato a un’assemblea dei manager dell’automotive a Melfi in cui è stato chiesto al governo di rivedere la proposta di tassare le auto aziendali, in grado, secondo gli industriali di Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), di mettere a rischio 900 milioni di fatturato.
La lettera di FCA e PSA ai dipendenti
Nel comunicato congiunto di FCA e PSA pubblicato sul sito dei 2 gruppi e rivolto ai dipendenti si auspica l’accordo tra i 2 colossi entro Natale e la nascita di un unico colosso nel secondo semestre del 2020. Stanno al momento lavorando insieme per arrivare alla firma del “Memorandum of understanding” diversi gruppi. Quello di FCA è capitanato dal Douglas Ostermann quello di PSA da Olivier Bourges.
Ostermann ha spiegato: “Entrambe le parti sono molto motivate a elaborare un piano che abbia successo e stiamo facendo ottimi progressi verso l’obiettivo finale. Fca e Psa faranno leva su tutte le loro risorse nel settore della ricerca e sviluppo per promuovere un futuro fatto di innovazione“. Burges dal canto suo osserva: “Abbiamo aperto la strada alla creazione di un nuovo gruppo che occuperà una posizione di leadership a livello mondiale nel settore della mobilità sostenibile per soddisfare le esigenze di ogni tipo di clientela“. La firma del Memorandum rappresenterebbe il preludio alla fusione tra i 2 gruppi.
Auto aziendali e occupazione
Nelle scorse settimane, è stata espressa preoccupazione dal Premier Conte in merito alla fusione tra FCA e PSA. Alla notizia dell’accordo raggiunto tra i 2 gruppi, il Presidente aveva raccomandato che la fusione non compromettesse “l’occupazione in Italia“.
Due giorni fa, a Melfi, il responsabile per le attività europee di FCA, Pietro Gorlier, ha invece espresso preoccupazione riguardo la proposta di tassare le auto aziendali come fringe benefit perché potrebbe colpire gli stabilimenti di Cassino e Melfi mettendo a rischio 900 milioni di fatturato. Il Premier ha assicurato ieri che il governo è a lavoro per rimodularla.
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