Assoluzione totale per chi investe e uccide una persona a piedi in autostrada. Lo conferma una sentenza della Cassazione. “È imprevedibile, per l’automobilista che guida in autostrada, immaginare la possibilità di trovarsi di fronte un pedone che cammina al centro della carreggiata, e anche nel caso in cui non c’è la corsia di emergenza non si può pretendere che chi rispetta i limiti di velocità tenga una guida ancora più prudente nell’attesa di un evento eccezionale”. Assoluzione con formula completa quindi per un automobilista che aveva investito e ucciso una donna che camminava di notte sull’A26 al centro della carreggiata.
Pedone ucciso in autostrada: la sentenza è storica
Questo il passaggio più importante della sentenza che vedeva imputato un uomo che si era trovato di fronte, sull’A26, una donna in stato di ebbrezza che era scesa dall’auto dopo aver litigato con il marito. Il codice della strada vieta ai pedoni la circolazione a piedi nella strade ad elevata percorrenza. Secondo il giudice che ha emesso la sentenza quindi era impossibile per l’automobilista scandagliare ogni tratto percorso in cerca di una eventuale presenza di pedoni.
Ribaltata la richiesta della procura
La procura di Vercelli invece aveva chiesto la condanna dell’automobilista. Pur procedendo alla velocità consentita dalla legge, non è riuscito a fermarsi entro il campo visivo consentito dai fari anabbaglianti. Accuse troppo deboli e soprattutto poco fondate per la Cassazione, che ha riconosciuto all’automobilista l’attenuante di non aver messo in conto l’ipotesi di doversi confrontare con un pedone a piedi. Non è la prima volta che nel vercellese accade una cosa del genere. La notte del 6 dicembre 2018 un automobilista di origini marocchine di 38 anni aveva perso la vita sull’autostrada. La coltre di nebbia aveva impedito agli automobilisti di vederlo e così due auto lo hanno travolto. Questa sentenza, in poche parole, riscrive un passaggio fondamentale delle leggi che regolano l’omicidio stradale. Un reato che negli ultimi anni ha visto anche l’emissione di condanne storiche.